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Economia circolare
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25/07/23
Il Parlamento europeo definisce l’economia circolare come un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione e ricondizionamento di materiali, beni e prodotti, al fine di prolungarne quanto più a lungo possibile il ciclo di vita, contribuendo a ridurre la produzione dei rifiuti.
Quando il bene ha terminato la sua funzione, giungendo a fine vita, i materiali di cui è composto vengono riciclati, laddove possibile, per essere poi reimmessi nei cicli produttivi generando ulteriore valore.
I principi dell’economia circolare si pongono in antitesi con il tradizionale modello economico lineare, fondato sul tipico schema estrazione – produzione – utilizzo – smaltimento, che richiede disponibilità di ingenti quantità di risorse. Considerata la scarsità di materie prime che caratterizza il Vecchio Continente e la sempre maggiore concorrenza per acquistare determinate risorse, che provocherà scarsità e aumento dei prezzi, con ripercussioni sull’intera economia europea, è fondamentale un uso più efficiente delle risorse per l’intero ciclo di vita, dall’estrazione, al trasporto e consumo, fino allo smaltimento dei rifiuti.
La direttiva 2008/98/CE in materia di rifiuti, recepita a livello nazionale nella parte quarta del decreto legislativo 152/2006, introducendo i criteri di priorità di ciò che costituisce la migliore opzione ambientale nella gestione dei rifiuti pone le basi per la transizione verso l’economia circolare, prevedendo i seguenti livelli di intervento:
- prevenzione della produzione dei rifiuti;
- preparazione per il riutilizzo dei rifiuti;
- riciclaggio;
- recupero di altro tipo;
- smaltimento.
La transizione verso l’economia circolare è stata ulteriormente promossa a livello comunitario con l’emanazione del pacchetto sull’economia circolare, recepito a livello nazionale con i decreti legislativi 116/2020, 119/2020 e 121/2020.
La necessità di promuovere, anche a livello regionale, la transizione verso l’economia circolare ha spinto la Regione Friuli Venezia Giulia a mettere in campo iniziative di supporto alle aziende del territorio attraverso l’emanazione della legge regionale 34/2017 “Disciplina organica della gestione dei rifiuti e principi di economia circolare” e l’istituzione di un gruppo di lavoro che funge da propulsore di progetti di economia circolare, di simbiosi industriale e di sostenibilità produttiva nell’ambito del sistema economico regionale.Ad oggi il gruppo di lavoro, le cui modalità operative sono caratterizzate dal dialogo costruttivo tra i partecipanti e dalla concretezza nelle azioni primarie da portare avanti, ha fin da subito definito una strategia operativa per fasi:
- Mappatura delle iniziative di Economia Circolare Applicata presenti sul territorio regionale, coinvolgendo gli stakeholder territoriali (Associazioni di categoria, Poli tecnologici, Cluster e Consorzi),
- Modellizzazione dei casi di Economia Circolare Applicata presenti in regione e definizione delle strozzature che ne limitano la diffusione al fine di trovare soluzioni praticabili e funzionali,
- Definizione dei criteri con i quali verranno valutati i progetti di Economia Circolare Applicata al fine del riconoscimento regionale tramite il logo “EcoFVG”. Tale riconoscimento, particolarmente apprezzato e richiesto dalle realtà produttive con le quali il gruppo ha interagito in questi mesi, permetterà la valorizzazione delle imprese virtuose e la diffusione della sostenibilità produttiva in Friuli Venezia Giulia per divenire una regione a basso impatto ambientale,
- Supporto alle aziende del territorio regionale per la definizione di percorsi per la transizione verso l’economia circolare.
La Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso il ruolo strategico del Gruppo di lavoro interdirezionale “Economia circolare”, con la sua pluralità di competenze, intende dar impulso allo sviluppo di un modello ed una strategia unitaria per l’Economia Circolare Applicata sul territorio regionale al fine di valorizzare le risorse locali, creare nuova economia ed evitare la produzione di rifiuti.
Economia Circolare: perché adottarla e le iniziative già attive in Friuli Venezia Giulia
Secondo le statistiche del Parlamento Europeo, ogni anno in Europa vengono prodotte complessivamente 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. Di questi, il 10% circa sono rifiuti urbani.
Nel 2019 i rifiuti urbani prodotti in Italia sono stati pari a circa 30 milioni di tonnellate, dei quali 581.186 tonnellate di rifiuti urbani sono stati prodotti in Friuli Venezia Giulia.
Anche se nel periodo 2005-2018 la quantità media totale dei rifiuti urbani pro capite nell’UE è diminuita, non è ancora sufficiente: sono ancora troppi i rifiuti urbani che non vengono riciclati.
Per questo l’UE sta promuovendo il passaggio all’economia circolare come alternativa all’attuale modello di economia lineare, una misura che rientra sotto il cappello del Green Deal europeo, insieme di iniziative volte a contrastare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni fino a rendere l’Unione Europea climaticamente neutrale.
Perché è importante abbracciare al più presto un modello di economia circolare?
In questo articolo vediamo cosa si intende per economia circolare, come applicarla e qual è la situazione in Friuli Venezia Giulia.

Cos’è l’economia circolare? Una definizione
Riprendendo la definizione data dal Parlamento Europeo, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo in grado di rigenerarsi da solo, basato su pratiche come condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ristrutturazione e riciclo.
Un’altra definizione ugualmente corretta e forse ancora più nota è quella data dalla Ellen McArthur Foundation, ente benefico che opera nel campo dell’economia circolare:
“un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera. L’economia circolare è dunque un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro. Nell’economia lineare, invece, terminato il consumo termina anche il ciclo del prodotto che diventa rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento.”
Ellen McArthur Foundation

È importante sottolineare che l’economia circolare non va confusa con il concetto di riciclo, di per sé è una pratica corretta ma che non elimina il problema della produzione dei rifiuti alla radice. Il riciclo è un’azione che fa parte del sistema circolare ma ci sono altre soluzioni da adottare prima di esso, che vedremo a breve.
L’adozione di un sistema economico circolare è la risposta ad una serie di problemi concreti: la finitezza delle risorse naturali a fronte dell’incremento della domanda di materie prime e di una popolazione mondiale in crescita, crescenti disuguaglianze tra fasce della popolazione molto ricche e altre estremamente più povere, il cambiamento climatico in atto dovuto alle emissioni di CO2, l’inquinamento del suolo e delle acque dovuto alla produzione, soprattutto dei paesi in via di sviluppo, che porta allo sviluppo di patologie, anche gravi.
Sempre secondo quanto riportato dal Parlamento Europeo, le attività produttive di materiali sono responsabili del 45% delle emissioni di anidride carbonica.
Non serve essere economisti per capire che a lungo andare l’attuale sistema economico e di consumo non è sostenibile e, pertanto, deve essere riconsiderato e rivisto in funzione di un modello migliore, più vicino alle condizioni necessarie per la vita sul pianeta e ad una maggiore qualità di vita, per tutti.
Gli effetti positivi dell’economia circolare sono diversi e vanno ad impattare su diversi ambiti: un prolungamento del ciclo di vita dei beni, una maggiore valorizzazione delle risorse e una netta diminuzione della produzione di rifiuti, con un conseguente miglioramento delle condizioni di vita per tutte le persone e la preservazione dell’ambiente e della biodiversità.
A ciò si aggiungono una maggiore sicurezza circa la disponibilità di materie prime, l’aumento della competitività, l’impulso all’innovazione e alla crescita economica (con un aumento del PIL dello 0,5%) e l’incremento dell’occupazione grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro legati allo sviluppo legati alla transizione green. Si stima che grazie all’economia circolare nell’Unione Europea potrebbero esserci 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.
Abbiamo parlato di come l’economia circolare possa impattare a livello globale, ma come applicarla in chiave locale e attuarla nella vita di tutti i giorni? Una chiave di interpretazione dei concetti dell’economia circolare è quella delle 4 erre: riduci, riusa, ricicla, ripeti.
Vediamole nel dettaglio:
- Ridurre: consumare di meno e adottare uno stile di vita più improntato alla sobrietà, in cui la soddisfazione non derivi dagli oggetti. La riduzione della produzione di rifiuti passa anche dall’adozione di pratiche alternative all’acquisto come lo scambio, il prestito, il noleggio, la condivisione, l’autoproduzione o l’acquisto di seconda mano.
- Riutilizzare: dare nuova vita agli oggetti che hanno assolto alla loro funzione, anche attraverso forme di riciclo creativo o la riparazione. L’obiettivo è posticipare il più possibile il momento in cui gli oggetti dovranno essere buttati via, se non fare in modo che ciò non avvenga mai.
- Riciclare: laddove il riutilizzo o la riparazione non siano possibili e il bene non possa essere più impiegato in alcun modo, è importante riciclarlo nel modo corretto, cosicché i materiali che lo compongono possano essere recuperati e reintrodotti nel ciclo produttivo, oppure smaltiti nel modo giusto.
- Ripetere: come in un cerchio perfetto non esiste un punto di inizio e uno di fine, così anche l’applicazione di questi tre principi diventa un ciclo continuo da ripetere e far diventare consuetudine.
Quattro concetti tanto semplici quanto importanti per cambiare radicalmente il nostro modello di consumo, che si rifanno alle famose otto R di Serge Latouche, economista e filosofo francese padre della teoria della decrescita felice: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riusare, Riciclare.
Le otto erre ci spingono alla riflessione sul nostro approccio al consumo e sulla personale scala di valori che ognuno di noi ha, portandoci a riconsiderare ciò che mettiamo al primo posto: relazioni sociali o cose? Tempo libero o lavoro? Accumulo di oggetti o di esperienze? La scelta è nostra.

Per alcuni il concetto di economia circolare potrebbe sembrare qualcosa di lontano, ma basta guardarsi intorno per vedere che anche in Friuli Venezia Giulia l’economia circolare è già realtà. Una realtà che interessa da una parte i privati cittadini, con strumenti e soluzioni messi a disposizione dalle istituzioni o frutto di iniziative dal basso; dall’altra le aziende, protagoniste di progetti di economia circolare con al centro il recupero dei residui di produzione aziendale.
Vediamo di seguito alcuni esempi.
Creati grazie ad appositi finanziamenti regionali, i centri di riuso sono strutture attrezzate dove i cittadini possono conferire beni usati affinché questi possano essere riutilizzati da altre persone: mobili ed elementi di arredo, apparecchiature elettriche ed elettroniche, indumenti, casalinghi, attrezzature sportive, oggettistica, giocattoli, pubblicazioni, articoli per l’infanzia e biciclette.
Si tratta di luoghi presidiati da operatori e predisposti con delle apposite aree per l’accettazione, l’immagazzinamento e l’esposizione dei beni ricevuti, che possono essere di carattere comunale o intercomunale e, possibilmente, integrarsi con le attività di raccolta effettuate presso i centri di raccolta dei rifiuti già attivi sul territorio.
In Friuli Venezia Giulia sono già attivi diversi centri di riuso (cfr. link sotto riportato) dei quali si evidenziano:
- il centro Robononis a Romans d’Isonzo, promosso da Isontina Ambiente;
- il centro Maistrassa a Gemona del Friuli, esempio di Ri-Hub parte del progetto ECCO di Legambiente;
- il centro di riuso di Risano a Pavia di Udine;
- il centro di riusointercomunale Simpri util! di Bagnaria Arsa, Aiello del Friuli, Palmanova e Torviscosa.
In questo video il Direttore Generale di Isontina Ambiente S.r.l Giuliano Sponton illustra la filosofia e il funzionamento del centro di riuso Robononis di Romans:

I centri di riuso creati a livello regionale rappresentano una delle misure per la prevenzione della produzione di rifiuti rientranti in una più ampia politica europea e nazionale; le norme di riferimento sono la direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che disciplina la gestione dei rifiuti, recepita dall’ordinamento italiano con apposito decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 (Norme in materia ambientale).
Proprio in quest’ultimo si trova una esplicita indicazione su come “Le pubbliche amministrazioni promuovono, nell’esercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti (…). Tali iniziative possono consistere anche in: (…) misure logistiche, come la costituzione ed il sostegno di centri e reti accreditati di riparazione/riutilizzo”.
Direttamente connesso ai centri di riuso è il tema dei centri per la preparazione al riutilizzo, cioè quei centri in cui devono essere svolte quelle attività per rimettere in uso il prodotto come controllo, pulizia, smontaggio e riparazione dei beni, necessarie per preparare i beni al riutilizzo e allungarne la durata del ciclo di vita. Il tema dei centri per la preparazione al riutilizzo, già in attesa di decreto, è di recente entrato nella Legge di Bilancio con lo stanziamento di un fondo biennale dedicato da 6 milioni di euro.
Al momento questa attività in Friuli Venezia Giulia può essere svolta solo in alcuni impianti di trattamento rifiuti autorizzati per la rimessa in uso di beni quali mobili, componenti raee e tessili, ubicati a Muggia, Pasian di Prato e Premariacco.
Il progetto degli eco-compattatori per la raccolta delle bottiglie in PET in Friuli Venezia Giulia si basa sulla diffusione di appositi macchinari per il conferimento di vuoti di plastica, posizionati in luoghi strategici come stazioni, punti intermodali, aree commerciali. L’utente che conferisce il vuoto di plastica riceve in cambio una ricompensa, come un buono spendibile in esercizi commerciali convenzionati. L’obiettivo è intercettare bottiglie e imballaggi in plastica che altrimenti potrebbero essere conferiti impropriamente nella raccolta indifferenziata o abbandonati nell’ambiente. Un esempio è il progetto avviato da Net SpA “RisPETttiamo il Pianeta”,che prevede il posizionamento di ecocompattatori all’esterno di centri commerciali.

La Regione si sta facendo promotrice, assieme ad ARPA ed ai gestori del servizio di gestione dei rifiuti urbani, di un progetto per l’installazione di ecocompattatori a livello regionale. Tale progetto è il primo caso di raccolta selettiva della plastica mediante ecocompattatori che interessi il territorio di un‘intera regione. Il progetto è in corso di avanzamento e presto verranno date ulteriori novità in merito.
Il progetto di recupero delle capsule in caffè in Friuli Venezia Giulia mira a recuperare e valorizzare i materiali che compongono le capsule di caffè, oggi sempre più utilizzate per la loro praticità. Si tratta di un progetto pilota, il primo in Italia per il recupero delle capsule in plastica, che ha l’obiettivo di valutare l’effettiva fattibilità di una filiera del riciclo di questa tipologia di rifiuti.
Ad oggi il progetto è stato avviato nei comuni di Campoformido, Pasian di Prato, Trieste e Udine, ma non è esclusa la sua estensione ad altri comuni in Regione.
Sarà possibile conferire capsule esauste di caffè di qualsiasi marchio, purché siano di plastica e NON di altri materiali come alluminio o materiali compostabili.
Quanti di noi hanno a casa un vecchio telefonino da buttare? Il conferimento di vecchi cellulari e smartphone è un gesto piccolo ma di grande importanza.
La filiera del recupero dei metalli preziosi a partire dai vecchi cellulari riveste un ruolo fondamentale nella creazione di economia circolare. Il problema della gestione degli E-Waste, i rifiuti elettrici ed elettronici, è infatti di estrema attualità, complice la diffusione capillare dei dispositivi tecnologici e l’esponenziale aumento di questa particolare tipologia di rifiuti.
Dalle schede elettroniche dei cellulari possono essere recuperati metalli preziosi come oro, alluminio, palladio e argento, in quantità anche 25 volte superiore a ciò che può essere estratto in miniera. In un video realizzato da ARPA FVG in collaborazione con Cinemazero possiamo vedere come il recupero di smartphone e vecchi cellulari sia una risorsa molto preziosa per lo sviluppo di circolarità anche in ambito tecnologico:
Per conoscere le corrette modalità di conferimento degli e-waste nei centri di raccolta del Friuli Venezia Giulia, basta rivolgersi al centro di raccolta di riferimento in base al proprio comune di residenza.
Questi erano alcuni esempi di economia circolare messi a punto dalle istituzioni regionali, ma va ricordato che il passaggio ad una economia circolare parte prima di tutto da casa nostra, dalle scelte di vita e di consumo che facciamo quotidianamente.
Ecco alcune azioni che possiamo applicare da subito per raggiungere uno stile di vita più sostenibile e vicino al zero waste – cioè alla produzione di zero rifiuti:
- comprare meno e meglio, soppesando ogni acquisto ed evitando, quando si può, gli imballaggi
- chiederci cosa ci serve davvero e comprare di conseguenza
- valutare forme alternative all’acquisto come il prestito o il noleggio, soprattutto per oggetti che ci servono per un limitato periodo di tempo o per singole occasioni
- riparare gli oggetti rotti e non buttarli via subito
- trovare utilizzi alternativi per oggetti che hanno svolto la loro funzione o non sono riparabili
- scegliere l’autoproduzione, ad esempio facendo l’orto in casa o producendo da soli alcuni prodotti per la pulizia
- preferire tutto ciò che è riutilizzabile, ricaricabile e lavabile rispetto all’usa e getta (borse per la spesa, stoviglie, tovaglioli, pile, detersivi, cosmetici, fazzoletti, ecc)
- limitare l’uso della stampante a documenti necessari, soprattutto in ufficio
- utilizzare gli oggetti fino alla fine, eventualmente donando o mettendo in vendita ciò che non ci piace/serve più, ma che può benissimo essere ancora utilizzabile da qualcun’altro
Abbiamo visto alcune soluzioni a disposizione dei cittadini, ma non dimentichiamo il ruolo delle attività produttive nella riduzione dei rifiuti.
Cosa possono fare le imprese per adottare un sistema di produzione più improntato all’economia circolare?
Vediamolo di seguito.
Le attività produttive rivestono un ruolo cruciale nella riduzione dei rifiuti. Secondo il Rapporto Rifiuti Speciali di Ispra 2021, nel 2019 in Italia si sono sfiorati 154 milioni di tonnellate di rifiuti speciali.
Ripartizione percentuale della produzione totale dei rifiuti speciali per attività economica, anno 2019:

Sulla base della Legge regionale 20 ottobre 2017 n. 34 recante la “Disciplina organica della gestione dei rifiuti e principi di economia circolare”, in Friuli Venezia Giulia è stato istituito un apposito Gruppo di lavoro interdirezionale, denominato “Economia circolare” che tra i suoi compiti ha anche l’elaborazione di un documento che individui modalità operative ed amministrative per valorizzare i sottoprodotti e ravvivarne la circolazione interna regionale: la Carta dei sottoprodotti in FVG.
I sottoprodotti sono materiali di scarto della lavorazione che però non diventano rifiuti in alcun momento del proprio ciclo di vita, e che possono quindi essere riutilizzati all’interno di altri cicli produttivi. La commercializzazione dei sottoprodotti come merce ordinaria è regolamentata da apposita legislazione, le cui norme di riferimento sono l’art. 184-bis del D.Lgs. 152/2006 e il DM 264/2016.
In Friuli Venezia Giulia si possono osservare già alcuni interessanti esempi virtuosi di utilizzo dei sottoprodotti e di economia circolare in genere applicata alle attività produttive:
Repalnet
Repalnet è il portale che consente il riutilizzo dei bancali usati fuori specifica. Il portale permette la compravendita di pallet (bancali) usati, mettendo in contatto aziende clienti che vogliono acquistare bancali usati con le aziende che li rivendono. Il progetto, sviluppato dalla ditta Relen di Faedis (UD), contribuisce alla valorizzazione del legno già utilizzato per la produzione dei bancali e alla limitazione del consumo di legno vergine.
Maggiori dettagli nell’articolo dedicato “Repalnet: Un Esempio Di Economia Circolare In Fvg”.
Mosaico
I rifiuti di un’azienda che diventano materia prima per un’altra. È quello che è successo tra la Mosaico SpA di Tolmezzo (UD), produttrice di carta grafica di qualità, e la RDM SpA di Ovaro (UD), azienda che produce una carta cartoncino per imballaggi. Tra le due realtà è infatti attiva una collaborazione dal 2019, per la quale un sottoprodotto della produzione di Mosaico viene ceduto alla RDM per essere impiegato nel suo ciclo produttivo. In questo modo lo scarto di produzione della prima azienda viene recuperato e valorizzato, in un circolo virtuoso di economia circolare tra aziende.
Maggiori informazioni su questo progetto e sull’economia circolare nell’industria della carta nel Rapporto Rifiuti Urbani Friuli Venezia Giulia.
RE49 – Reborn shoes
RE49 è il brand di calzature uomo realizzate in economia circolare con materiali destinati alla distruzione, stoccaggio o eccesso di produzione, con una produzione tracciabile con Blockchain. Già presentata all’edizione 2021 di Pitti Uomo, Re49 – Reborn Shoes è una start-up innovativa nata dall’esperienza dell’azienda a conduzione familiare Eredi Masolini Snc di Gonars (UD). Un perfetto esempio di artigianalità Made in Italy, economia circolare e moda sostenibile.
Conclusione
L’economia circolare è già realtà, ma c’è ancora molto da fare, per questo il contributo di tutti è fondamentale: grande o piccolo che sia, anche il più piccolo gesto può essere utile alla creazione di un mondo migliore su scala globale.
Perché il passaggio ad una economia più sostenibile rappresenta anche un passaggio ad una società più solidale, dove i valori di solidarietà e mutualità siano superiori all’egoismo, il benessere della collettività possa andare di pari passo con quello dell’individuo e la tutela dell’ambiente venga prima del profitto.
